Politica o marketing?

di Gilbert Jorio

Politica o marketing? Questo è il dilemma. A vedere come è stato tappezzato il nostro Cantone in queste ultime settimane, vien da dire marketing, solo marketing. Dove sono finite le idee, i dibattiti sulle idee e le proposte concrete? Certo che alla maggioranza politica di questo Cantone, divisa solo dalla lotta per la conferma o la conquista del secondo seggio in Consiglio di Stato, la mancanza di dibattito sui temi caldi che toccano la vita della popolazione residente in Ticino fa comodo. E allora “noi con voi”, “per voi”, “lavoro con voi”, “sempre io”, “0% promesse, 100% impegno”, “i ticinesi lo sanno fare”, e chi più ne ha più ne metta. Dove sono finiti quei “bei” (sic!) slogan di quattro anni fa “Basta frontalieri!”, “Meno Stato, più società”, “Meno Stato, più libertà!”, ecc. E quei “bei” (sic!) cartelloni dove i topi esteri venivano a mangiare il nostro formaggio? Spariti! Chissà come mai. Della serie meglio passare all’acqua bassa, visto che non si è riusciti a risolvere nemmeno uno dei problemi denunciati a suo tempo. Eppure qualcuno del triciclo e accoliti dovrebbe spiegare alla popolazione ticinese cosa ha fatto per contrastare il problema del frontalierato visto che il numero di frontalieri in Ticino è letteralmente esploso nel corso degli ultimi quattro anni. Ma anche cosa ha fatto per evitare che lo Stato debba farsi carico di un numero crescente di persone e famiglie che pur lavorando non hanno risorse sufficienti per poter vivere dignitosamente.

Forza di cose è dover pensare che si passa all’acqua bassa con slogan insipidi per paura di essere confrontati con le proprie responsabilità. Ma non bisogna essere ingenui, una volta (ri)eletti continueranno a fare quello che hanno sempre fatto. In fin dei conti se si risolvono i problemi, che argomenti si avranno fra quattro anni per la prossima campagna elettorale? Triste, ma mi riesce difficile pensare altrimenti. Certo io sono socialista e quindi prevenuto. Ammesso e non concesso che sia così, chi mi spiega perché negli ultimi quattro anni, nei fatti, il numero di frontalieri è ulteriormente aumentato, i salari dei residenti sono finiti ulteriormente sotto pressione, le persone e le famiglie che devono far ricorso a sussidi e aiuti dello Stato sono aumentati, il precariato nel mondo del lavoro è ulteriormente cresciuto, il nostro territorio ha continuato ad essere bistrattato, ecc.

Possibile che questi socialisti sbaglino sempre? Possibile che quando le cose vanno bene è sempre merito del triciclo e accoliti, mentre quando vanno male è sempre colpa dei socialisti? Possibile che i socialisti sbaglino sempre? Considerata la veemenza con cui si attaccano sempre i socialisti, a nessuno viene il sospetto che probabilmente essi disturbano e che quindi non sono poi così fuori strada? Visto che la situazione continua a peggiorare, non è magari il caso di entrare nel merito di un’alternativa alla politica purtroppo imperante nel nostro Cantone? Un fatto è certo, non è continuando a menar il can per l’aia che si riuscirà a risolvere le varie situazioni problematiche cui siamo confrontati. Non sarebbe finalmente il caso di fare quelle cose che possiamo fare internamente (più controlli nel mondo del lavoro, contratti collettivi di lavoro dignitosi, salari minimi, marchi di qualità per le aziende indigene che rispettano la popolazione e il territorio del Canton Ticino, sostegno ad attività ad elevato valore aggiunto, sviluppo di un serio e efficace marketing territoriale, ecc.), anziché continuare a cercare capri espiatori che nulla portano alla soluzione dei problemi?

Fondamentalmente anche noi socialisti saremmo contenti se lo Stato potesse spendere meno per aiutare finanziariamente la popolazione in difficoltà. Vorrebbe infatti dire che le ticinesi e i ticinesi hanno un lavoro con un reddito sufficiente per poter vivere dignitosamente senza dover ricorrere a sussidi e aiuti statali. Vorrebbe anche dire che avremmo in Ticino, anziché capannoni, imprese ad elevato valore aggiunto che offrono posti di lavoro interessanti ai nostri giovani con salari adeguati. Inoltre vorrebbe anche dire che avremmo bisogno di meno frontalieri e che avremmo meno traffico sulle nostre strade. Infine vorrebbe dire che avremmo sul territorio aziende responsabili che generano ricchezza per il Cantone, non da ultimo anche con il pagamento delle imposte. Tutto questo presuppone però di avere le idee in chiaro su che tipo di sviluppo economico-sociale vogliamo per il Canton Ticino. Ma presuppone anche un ruolo importante e centrale dello Stato, non più come semplice ammortizzatore finanziario dei disastri generati da un’economia malsana, ma bensì come creatore di condizioni favorevoli per uno sviluppo sostenibile di un sano tessuto economico e del territorio. L’assenza dello Stato, o meglio la sua relegazione al semplice ruolo di ammortizzatore finanziario, sappiamo cosa ha prodotto e cosa sta continuando a produrre (più frontalieri, sostituzione del personale indigeno, insediamento di imprese senza valore aggiunto, aumento della disoccupazione, sfruttamento malsano del nostro prezioso territorio, ecc.), forse è giunta l’ora di invertire la marcia. Come socialista è questo cui aspiro e sono sicuro che è a questo che la maggioranza della popolazione ticinese aspira. Questo non è però purtroppo quello cui aspira la maggioranza del mondo politico ticinese. Ecco allora perché il partito socialista rappresenta veramente l’alternativa, una possibilità di veramente cambiare in meglio la nostra situazione. E allora perché non provarci anziché continuare a crogiolarsi nei problemi? Votare la lista nr. 4 il 19 aprile è un primo passo in questa direzione.

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