Generazione COVID-19: andrà tutto bene?

Di Nathalie Tami candidata al Municipio e al Consiglio comunale sulle liste dell’Unità di sinistra.

Pubblicato nella sezione Il comizio del Corriere del Ticino.

Un anno fa la pandemia ha colpito la società intera stravolgendone le abitudini e i ritmi, annullandone le certezze e laprogettualità. Oggi siamo coscienti della sofferenza profonda intrinseca alla situazione sanitaria. Domani quali saranno gli effetti dell’emergenza vissuta sul lungo periodo? Troppo presto per dirlo, non troppo tardi per chinarsi su quello che già si delinea come un problema di salute pubblica, ossia l’ incremento di disturbi psichici, depressivi e di ansia. Spesso nuovi casi, di persone che non ne avevano mai sofferto prima, in particolare anziani e giovani. 

Certo, i giovani hanno diversi vantaggi rispetto agli anziani: possiedono maggior capacità di adattamento e hanno la vita davanti, sono resilienti, come dimostrato durante la prima ondata, in barba a superficiali pregiudizi che li volevano una generazione fragile e viziata. L’adolescenza, non va dimenticato, rimane il momento in cui lo sviluppo porta alla definizione della propria identità. Un adolescente inizia a capire, a scegliere che donna/uomo vuole essere.  E per farlo necessita della società, del confronto con gli altri, al di fuori del nucleo familiare. Per questo motivo l’isolamento forzato e la mancanza di relazioni costituiscono un problema da non sottovalutare, perché il rischio di aver sviluppato paure è elevato. Per i ragazzi, privati di socialità, il pericolo di abituarsi a rimanere chiusi in casa, a relazionarsi solo online è concreto. 

Come fare per affrontare la limitazione e supportare i ragazzi? Stare chiusi in casa in primavera – e questo va sottolineato con forza –  è stata una soluzione emergenziale e non priva di negatività. 

In questo senso, l’importanza della scuola come luogo fondamentale di incontro e di scambi relazionali tra pari, essenziali per lo sviluppo della personalità e del comportamento del giovane, appare in modo del tutto evidente. Si capisce quindi il valore della lungimirante e coraggiosa scelta ticinese e svizzera. La riapertura delle scuole è stata voluta e messa in atto in tempi brevi; si sono attivate straordinarie misure di recupero, così come eccezionale è stato l’impegno dei docenti e degli studenti.

Ecco la via: occorre investire in modo straordinario in iniziative educative e formative a favore degli adolescenti. Parole-chiave: ascolto, sostegno, dialogo.  Il discorso educativo non deve cedere a questo momento di restrizioni: si potenzino  spazi di relazione, di ascolto e di  accompagnamento rivolti ai giovani. Il settore delle politiche giovanili va reinventato, sostenuto, incentivato, sostenendo progetti giovanili innovativi, dando ampio margine di manovra e sostegno alle  comunità operanti  (educatori, docenti, assistenti sociali, operatori). Serve un investimento di risorse e di energie.

In questo momento genitori e figli sono in difficoltà. Allo Stato il compito di prendere in mano la situazione: confederazione, cantoni, comuni attivino i professionisti del settore, collaborino, sostengano iniziative, mettano a disposizione crediti e spazi.  

Aiutiamo i giovani a superare questo momento e trasmettiamo loro una consapevolezza chiara e positiva: questa situazione finirà ed essi sono provvisti delle competenze per superarla, ma, soprattutto, non sono soli.

Ascolto e sostegno, quindi, affinché quella percezione dolorosa possa essere espressa, ascoltata, elaborata, così da tramutarsi in esperienza di vita, possibilmente provvista di un briciolo di speranza.

Generazione covid-19: andrà tutto bene!