Interpellanza di Michele Egloff, Unità di sinistra.
L’interpellanza 14/2024 “Rispettare il parco…” (terreno ex-Gabuzzi) ha suscitato l’interesse dei media e grande adesione della popolazione, attonita e spaventata dall’ennesimo progetto immobiliare che ancora una volta occuperà e snaturerà uno dei parchi cittadini e che richiama alla mente lo scempio compiuto sul sedime di Villa Vera, lì vicino in Via Canonico Ghiringhelli.
Nel servizio del Quotidiano andato in onda la sera del 3 settembre (https://rsi.ch/s/2243736) il municipale Mattia Lepori, capo Dicastero Territorio e mobilità, ha voluto rassicurare affermando che il Piano del paesaggio è aggiornato e spiegando che “l’alberatura che si andrà a eliminare è minima e che verrà in parte sostituita da nuovi alberi”. Ha tenuto a sottolineare inoltre che “tutti gli alberi più importanti del parco verranno poi preservati e gli alberi protetti non verranno nemmeno toccati”.
Ora, dei due alberi protetti ai quali il municipale faceva allusione (“non verranno nemmeno toccati”), uno si trova all’imbocco di Via Giuseppe Torti da Via Lugano, quindi non c’entra con il sedime in questione, l’altro … non c’è più. Stando agli abitanti del quartiere è stato abbattuto almeno due anni fa. C’è chi dice che dovrebbe essere stato colpito da un fulmine e chi dice che pare fosse malato[1].
Per quanto riguarda “gli alberi più importanti del parco [che] poi verranno preservati”, la posa delle antenne (modine) tra le loro fronde in prossimità del tronco non ci convince e non ci rassicura per niente. Se davvero queste ultime rappresentano il limite del volume dell’edificio che verrà costruito, dei pini che figurano tra gli alberi più maestosi del parco dovranno essere sfrondati “per metà” (cosa che nessun giardiniere che si rispetti sarebbe pronto a fare) e lo scavo andrà a distruggergli le radici[2]. Non riusciamo a immaginare come potranno sopravvivere al cantiere.
Le esternazioni del municipale ci portano quindi a dover precisare le nostre domande dell’interpellanza 14/2024, in particolare in merito all’aggiornamento del Piano del paesaggio.
Se è vero che solo per gli alberi inseriti nel Piano del paesaggio l’autorizzazione dell’abbattimento sottostà al parere degli esperti cantonali (e nel parco ora non ce ne sono), solleviamo però la questione dell’aggiornamento del Piano del paesaggio di Bellinzona, che il Municipio è tenuto a garantire in permanenza.
Gli alberi hanno una vita: per giungere a piena maturazione impiegano anni, decenni. A seconda dell’ultima volta che gli alberi del parco in questione sono stati esaminati da personale qualificato specialistico (arboricoltori qualificati), potrebbero nel frattempo avere raggiunto il loro sviluppo massimo, essere diventati “maestosi” ed essere meritevoli di particolare attenzione, di protezione. A giusto titolo potrebbero dover essere inseriti nel Piano del paesaggio.[3]
Comunque, indipendentemente dalla classificazione e dal grado di protezione formale degli alberi presenti sul sedime, vista la loro maestosità e importanza volumetrica, ci teniamo a ricordare che a causa del cambiamento climatico, i periodi di canicola diventano più frequenti, più lunghi e più caldi, nelle città e negli agglomerati lo stress da calore è particolarmente intenso poiché le numerose superfici impermeabilizzate assorbono le radiazioni solari e surriscaldano gli immediati dintorni. La pianificazione urbana può ridurre il cosiddetto «effetto isola di calore», strutturando lo spazio esterno affinché si adatti maggiormente ai cambiamenti climatici. A questo scopo devono essere pianificati spazi liberi con aree verdi, piazzette ombreggiate ed elementi acquatici liberamente accessibili e rinfrescanti. Inoltre, devono essere garantiti l’apporto e la circolazione d’aria fresca dalla zona periurbana.
Concordiamo pienamente con il municipale Lepori quando dice “senza mezzi termini” che “Il verde in centro città c’è, ma si deve fare di più”. Allora, facciamolo! Ora.
Al Municipio rivolgiamo le seguenti domande:
- Quando è stato aggiornato, in generale, per l’ultima volta il Piano del paesaggio di Bellinzona, e/o, nello specifico, relativamente al parco sul sedime ex-Gabuzzi?
- Ne sono stati esaminati tutti gli alberi?
- Chi ha effettuato l’esame? Che qualifiche aveva il personale che se ne è occupato?
- Come viene documentato l’avvenuto esame dei fondi?
- Con quale scadenza e in base a quali direttive si monitora il Piano del Paesaggio, si inseriscono nuovi elementi o se ne tolgono di declassati.
- Quando e perché l’unico albero protetto del parco è stato abbattuto?
- Come mai il ceppo troncato e le radici dell’albero abbattuto sono rimasti a dimora nel terreno mettendo a rischio il resto della vegetazione del parco e la fertilità del terreno?
- Chi è responsabile di questo processo (funzione nell’organigramma)?
- È cosciente il Municipio che le antenne che trapassano la chioma degli alberi perché infisse vicino al tronco ne preannunciano la fine?
- Per onorare le promesse del municipale Mattia Lepori al Quotidiano di non danneggiare gli alberi più importanti del parco, ma anche in considerazione dell’importanza crescente degli alberi quali elementi di mitigazione climatica a protezione delle ondate di calore, è pronto il Municipio a non rilasciare la licenza edilizia o a chiedere il ridimensionamento/riposizionamento dell’edificio previsto?
… e ancora:
- Nessun albero maestoso di Villa Vera (Villa Elzi) era inserito nel Piano del Paesaggio? Come mai?
- Se invece ce n’erano, come mai sono stati abbattuti? È stato richiesto il parere agli esperti cantonali, come richiesto dalla Legge cantonale sulla protezione della natura (LCN)?
- Per l’abbattimento di alberi così importanti, maestosi, non è necessaria una licenza edilizia?
- Quando saranno pubblicati l’esito dello studio sulle isole di calore e la strategia comunale per la gestione e la promozione del verde, già oggetto dell’interpellanza 54/2023 e dell’interrogazione 2/2024?
[1] Nel caso in cui l’albero sia stato abbattuto perché malato, sorge spontanea la domanda relativa al perché il ceppo troncato si trovi ancora nel terreno. Si sa che se la causa della malattia erano certi tipi di funghi, questi ultimi, lasciando ceppo e radici nel terreno, rendono il terreno non appropriato per nuove piantagioni.
[2] Si tratta dei due pini più alti, maestosi e belli del parco, situati agli angoli sud-est e nord-ovest dello stabile che si vuole costruire. L’antenna in prossimità del pino all’angolo sud-est a terra dista 4,75 m. dal tronco, ma visto che le fronde sono lunghe il doppio dovrebbero in teoria essere ridotte a una lunghezza di un paio di metri (una cosa assurda); l’antenna in prossimità del pino all’angolo nord ovest dista a terra 3,2 m.: la situazione risulta ancora più estrema.
[3] Il riferimento giuridico superiore è fissato dalla Legge cantonale sulla protezione della natura (LCN del 12 dicembre 2001. L’art. 8 precisa che: “sono considerati particolarmente degni di protezione i comparti naturali del paesaggio esemplari o caratteristici, nonché singoli elementi naturali emergente”. Anche se gli “alberi maestosi” non sono citati specificamente, nel messaggio sulla LCN (n. 4782 del 30.03.1999) i singoli elementi naturali emergenti sono definiti quali “componenti isolati che si distinguono per il loro grado di naturalità. Tale termine copre un’ampia casistica, che annovera per esempio le sorgenti e le cascate, i massi erratici o singoli alberi maestosi”.