Dibattito “Territorio e ambiente”

Quando si approcciano i temi territorio e ambiente, si va sempre a toccare un nervo scoperto, che tira in ballo ente pubblico e privato. In vista dell’ampio territorio della Città aggregata, il Partito socialista bellinzonese ha organizzato il secondo dibattito elettorale aperto al pubblico. Il confronto si è tenuto martedì 7 marzo nell’Istituto scolastico di Claro, con i candidati al Municipio Henrik Bang (Ps), Christian Paglia (Plr), Flavio Bruschi (Lega-Udc-Ind.) e Giorgio Battaglioni (Ppd), moderati dal vicedirettore de «laRegione» Aldo Bertagni, che ha introdotto l’oggetto di discussione.

Negli ultimi decenni, la popolazione della regione è raddoppiata, in primo luogo grazie allo sviluppo, negli anni 80, degli assi di transito (sia ferroviario, sia stradale) e pure economico. Una situazione che ha condizionato non poco lo sviluppo della realtà cittadina. E le domande da porsi ora sono numerose. Bisogna riorganizzare il territorio o integrare quello che già c’è? E ciò che è già presente è abbastanza valorizzato? Bisognerà ripensare al Piano regolatore? La pianificazione territoriale comprende ancora una serie di questioni interconnesse: come organizzare il territorio tenendo conto di sviluppo industriale ed economico? E quello residenziale? E lo sviluppo del trasporto pubblico? In definitiva la nuova legislazione della Grande Bellinzona dovrà trovare la formula adatta che crei equilibrio fra tutti gli elementi. Che fare quindi? E, prima di dare la parola ai candidati, Bertagni pone sul fuoco un’altra domanda: quale sarà il ruolo del fiume Ticino, quale il suo rapporto col nuovo territorio? Potrà essere elemento di coesione fra i tredici Comuni aggregati (ad esempio, con il progetto di Parco fluviale, una sorta di ponte fra quartieri…)?

Rispetto al passato, quindi, le questioni territoriale e ambientale saranno più complesse da affrontare: la legislazione che si appresta a prendere in mano le briglie della Nuova Bellinzona dovrà prendere in considerazione un territorio più ampio e variegato e dovrà rendere anche conto a una coscienza ambientale più sensibile, puntando sullo sviluppo consapevole del territorio. Nel lungo e interessante dibattito, i diversi candidati hanno affrontato la tematica: fra le loro dichiarazioni ne sono state estrapolate alcune che meglio delineano il pensiero di una futura politica territoriale e ambientale.

Prende parola per primo il candidato Bang: «La riflessione di base da fare insieme è come vorremmo che sia la nostra Grande Bellinzona fra 30-50 anni? Le idee devono essere chiare per valorizzare il territorio e guardare al futuro. Innanzi tutto penso al territorio fuori dalla Bellinzona edificabile: una zona vasta che, con l’abbandono del primario, è stata in parte dimenticata, ma sono terreni gestiti in maniera sostenibile, che vanno rivalutati e coordinati. La necessità di una gestione ben ponderata e sostenibile è da applicare a tutto il territorio: per renderlo più bello e variegato; anche in ottica turistica, oppure in prospettiva energetica, valorizzando le risorse. Per quel che concerne le zone abitative: non penso allo stravolgimento dei quartieri, sarà importante mantenere le loro peculiarità, armonizzando però il tessuto urbano (ad esempio l’architettura). Un modello urbano interessante che si potrebbe sviluppare ad esempio nelle zone limitrofe al centro è quello di complessi abitativi, che mangia meno territorio densificando allo stesso tempo gli spazi, che diventano anche luoghi di socializzazione (magari agevolando l’intergenerazionalità). Inoltre, prerogativa del Bellinzonese è la mobilità lenta, elemento che va potenziato e sostenuto con una progettazione del trasporto pubblico ben oculata, così da migliorarlo: l’ideale sarebbe riuscire a sviluppare una città in cui gli abitanti non abbiano bisogno dell’auto».

Così Bruschi: «I politici che saranno in carica avranno due aspetti da prendere in considerazione. Uno svantaggio: i pianificatori non possono partire da un territorio vuoto e costruirlo ex novo. Il vantaggio: tredici Comuni con i propri validi Piani regolatori. Partire dal già costruito è una sfida: correggere e contenere la speculazione, ma non frenare quelle iniziative che vanno incontro alle necessità dei cittadini. Ma non sarà lo Stato a pianificare, esso dovrà coordinare i tecnici e l’iniziativa privata. Per la progettazione bisognerà tenere conto ancora di alcuni argomenti come l’impatto di Alptransit e il suo futuro completamento con la circonvallazione, che sarà snodo essenziale contro l’intasamento del centro. Sarà, perciò, essenziale una buona organizzazione del trasporto merci e pubblico: abbassando il costo del trasporto su rotaia; amalgamando un piano viario con piste per la mobilità lenta, una rete che metta in collegamento i diversi quartieri, che possa fare da legante fra le realtà aggregate, mettendole in dialogo per favorire l’integrazione. Quest’ultimo è uno degli aspetti più urgenti, per migliorare la qualità di vita, strutturando anche i servizi, affinché i cittadini abbiano risposte celeri».

Di seguito l’intervento del candidato pipidino Battaglioni. «Avere occhio di riguardo per i quartieri sarà importante nella nuova configurazione cittadina e il Parco fluviale, che comprende gli estremi del nuovo Comune, potrà essere elemento d’identificazione, di coesione collettiva, dei cittadini della Nuova Bellinzona. Con un intervento intelligente, ripulendolo e valorizzandolo, credo che possa essere l’elemento di riconoscimento dei cittadini nella nuova entità territoriale. Credo poi che sia necessario disporre di uno studio pluriennale, sui prossimi 20-30 anni, che parta dalla Stazione Ticino e prenda in considerazioni altri elementi cruciali, come la circonvallazione, l’ospedale, la galleria di base del Ceneri eccetera per una pianificazione ponderata. Per fare tutto ciò, però, saranno essenziali delle visioni per costruire la vivibilità della nostra nuova Città».

Infine, arriva il turno del liberale-radicale Paglia. «Il territorio su cui si andrà ad agire è molto vasto, misura circa 18mila ettari, e gli insediamenti occupano circa il 7%. Con lo sguardo rivolto al futuro, bisognerà partire dall’esistente, che non è poi così distante dall’orizzonte che si vuole delineare. Nell’ambito del Piano di agglomerato del Bellinzonese è prevista una pianificazione che punti alla densificazione, cercando di costruire nelle zone urbane più centrali, dove sono presenti i servizi e dove occorrerà sviluppare il piano di trasporto pubblico. Bisognerà, altresì, valorizzare i parchi: spazi urbani importanti per la città e i suoi abitanti, abbinando gli insediamenti alle zone di svago. Credo pure io che il fiume debba essere meglio sfruttato, ad esempio con il progetto di Parco fluviale, una ricchezza naturalistica».