Frontalieri: di responsabilità e effetti inattesi

di Gilbert Jorio

Il tema dei frontalieri tiene oramai banco da mesi e anni in Ticino. A turno sono accusati di tutto e di più. E dire che non sono altro che normali persone che lavorano tutti i giorni per mantenersi e mantenere le proprie famiglie. Ne più ne meno come tutti noi residenti in Ticino. L’unica differenza è che vivono dall’altra parte della frontiera. Ma allora perché questo accanimento su di loro? Perché sono diventati capro espiatorio e cavallo di battaglia elettorale un po’ di tutti? Semplicemente perché non possono difendersi e non hanno nessun peso politico in Ticino. Ecco allora che è più facile, e elettoralmente più redditizio, prendersela con loro anziché affrontare seriamente una serie di tematiche che sono strettamente legate al frontalierato, non solo ticinese. Affrontare seriamente la tematica significa chiaramente mettere in discussione e chiamare ad assumersi le proprie responsabilità molti attori del mondo politico e economico che negli ultimi 20-25 anni hanno permesso che il fenomeno del frontalierato assumesse nel tempo le dimensioni che conosciamo oggi. In alcuni casi addirittura hanno fatto di tutto per favorire questo sviluppo. Dai programmi economici masoniani (Copernico, libro bianco, ecc…) a imprenditori “d’assalto” senza scrupoli che hanno e stanno ancora approfittando della per loro favorevole situazione. E’ possibile che per una volta in Ticino ci sia qualcuno che si assume qualche responsabilità, che faccia un minimo di autocritica? Detta fuori dai denti: non sono mica i socialisti che hanno sostenuto la politica masoniana e gli inopinati sgravi fiscali anche, se non soprattutto, a quelle aziende che sono venute da noi solo per massimizzare i profitti sfruttando i frontalieri. E allora dove sono coloro che facevano i “fenomeni” qualche anno fa? Dove sono in particolare liberali, leghisti e PPD che hanno sempre sostenuto, chi più chi meno, a spada tratta la politica masoniana e da sempre rappresentano quel mondo economico che si è dimostrato nel corso degli anni sempre meno etico e rispettoso della dignità umana e della nostra realtà sociale e economica? Vogliamo dirlo, che l’effetto sostitutivo della manodopera indigena tramite i frontalieri è figlio anche, se non soprattutto, di queste scelte del passato?

Oggi constatiamo però che tutto questo bailame attorno al tema dei frontalieri, di base per noi sbagliato e fuorviante, sta producendo paradossalmente anche degli effetti positivi. D’un tratto in nome della battaglia contro i frontalieri anche i leghisti si scoprono una insospettata anima ecologista e finalmente si riesce a mettere mano alla questione dei posteggi più o meno illegali sui quali qualcuno di indigeno ha lucrato. Questo in nome della riduzione del traffico e della salvaguardia dell’ambiente. E dire che associazioni ambientaliste denunciano questo stato di cose da decenni. D’un tratto, sempre in nome dell’anti-frontalierato, vanno bene anche i salari minimi proposti dall’iniziativa popolare dei Verdi. Peccato che sul più bello casca l’asino ed ecco che gli stessi leghisti non votano la creazione di un marchio Ticino, gestito dallo Stato, per distinguere quelle aziende virtuose che rappresentano la vera risorsa economica di questo Cantone. Peccato anche e soprattutto perché questo Cantone e i suoi cittadini si meritano ben altro, in primis che li si rispetti e si dicano le cose come stanno, non come fa comodo far credere che stiano.

Infine due parole sui tanto vituperati accordi bilaterali. Questi accordi hanno permesso, anche in Ticino, all’economia di continuare a creare ricchezza a favore del nostro Paese. Tanto è vero che la Svizzera, compreso il Ticino, sta meglio di tutti i paesi dell’Unione Europea. Detto questo, non dimentichiamo però che in Ticino grazie alle scellerate scelte economiche masoniane della seconda metà degli anni ’90 si sono create le premesse affinché la libera circolazione delle persone producesse quegli effetti negativi che viviamo in maniera acuta negli ultimi anni con l’aumento crescente del numero di frontalieri e l’espandersi dell’effetto di sostituzione del personale indigeno con frontalieri. Da anni come socialisti ci battiamo per delle misure d’accompagnamento credibili e efficaci. Chi da anni sfrutta il tema dei frontalieri a scopi meramente elettorali si è sempre opposto ad un loro potenziamento, cosi come si è sempre opposto all’introduzione di salari minimi atti a disincentivare l’assunzione di personale frontaliere e quindi ad arginare l’effetto sostitutivo. Una cosa è comunque certa, il tipo d’economia che si è via via insediato in Ticino nel corso degli ultimi anni (capannoni, fabbriche, imprese a basso valore aggiunto, ecc….) non permetterà di risolvere la situazione a breve termine. Per risolvere la situazione frontalieri, e più in generale migliorare la situazione economica e occupazionale in Ticino, ci vuole una struttura economica ticinese composta in prevalenza da aziende con un valore aggiunto importante che siano in grado di elargire ai propri dipendenti dei salari dignitosi e consoni alla nostra realtà, ma soprattutto di offrire ai nostri giovani dei posti di lavoro all’altezza della loro formazione e delle loro legittime aspettative. Per far questo ci vuole una riconversione di molte aziende, la quale a non averne dubbio richiederà una forte forza di volontà e naturalmente tempo.

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